Piazza Nicosia (R. IV – Campo Marzio) (Vi convergono: via di Monte Brianzo, via Leccosa, via del Clementino e vicolo della Campana)
La piazza prese il nome dal palazzo e dal terreno che vi possedeva Aldobrandino Orsini, arcivescovo di Nicosia, (platea Nicosiae), terreno che, acquistato dagli Orsini nel 1519 [1], arrivava all’area del palazzo, poi detto dei “famigliari di Borghese”, che fu diviso poi per ordine dei Maestri di Strada, per la nuova via (via Ripetta) costruita da Leone X (Giovanni de ´ Medici - 1513-1521) .
Dietro il palazzo dell’arcivescovo, sulla ripa del Tevere, sorgeva una torre ereditata, nel 1395, dalla compagnia del Salvatore, col testamento di Giovanni di Giacomello Orsini.
Il possesso passò, alla morte dell’arcivescovo, al figlio Scipione e a Chiappino Orsini, poi ai Soderini, al cardinale Pepoli (1596) e quindi nel 1601 alla Camera Apostolica.
Nel 1605, Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini - 1592-1605) dette il palazzo ai padri Somaschi che, dal palazzo Iacobacci a Piazza Sciarra, vi trasferirono il nobile Collegio Clementino, istituito dal pontefice nel 1595, fondendovi il collegio Illirico.
A ridosso del palazzo arcivescovile vi stava un piccolo porto (forse il residuato della “Statio marmorum”) dove oltre all’approdo delle barche, esistevano case e magazzini per i sandalarij (marinai di piccole barche dette “Sandali”) che vivevano di piccolo cabotaggio. Tale porticciolo doveva ancora esistere nel 1642, perché un editto del 1º luglio dice: “Divieto di bagnarsi e nuotare nel luogo chiamato Porto di Nicosia, appresso le rive e pertinenze di detto collegio”, per il “grave scandalo e pregiudizio che si rende al collegio Clementino e suoi ministri e famiglia e altri convicini”.
Al Clementino ebbero sede due accademie: dei “Virtuosi” e degli “Stravaganti” promossa da Cristina di Svezia (a Roma dal 1656), che nel recarsi ad una delle sedute fu fatta camminare sul proprio mantello dal seminarista Azzolini, (poi cardinale [2]) perché non le si bagnassero le scarpine sul terreno bagnato dalla pioggia.
Dall’altro lato della piazza, ad angolo con via della Scrofa il palazzo d'Aragona, per cui la piazza fu anche detta, alla fine del 1500, “Platea Aragonia in Nicosia”. Nel 1587, il palazzo fu venduto al principe Scipione Gonzaga, poi cardinale, che vi ospitò, fra il 1588 e il 1590, Torquato Tasso, “accolto con incredibile allegrezza”. e Luigi Gonzaga, della Compagnia di Gesù. Il palazzo, dopo parecchi proprietari, fu, nel 1645, di Monsignor Francesco Adriano Ceva (1648-1737) (a metà dell’800 erano sulla Piazza le Poste Pontificie) e poi dei Mancini. Nel 1875, il palazzo del Clementino passò al demanio che vi sistemò il Collegio Nazionale, oggi trasferitosi in piazza Monte Grappa, per l’abbattimento del vecchio palazzo, sostituito da quello attuale delle assicurazioni.
Segue un palazzo con facciata principale sulla Piazza Nicosia, e secondaria su via della Campana, costruito verso la metà del XVI secolo, confinante coi d’Aragona e i de’ Duranti e affittato a questi ultimi.
All’altezza del n.38, il palazzetto Scatizzi, oggi abbattuto, dove abitò Wolfango Mozart col padre, quando, nel 1770, venne in Roma. Giunto l’11 aprile, andò prima per pochi giorni in una modesta dimora, poi, il 21 aprile, passò in piazza Nicosia, allora Piazza del Clementino, e vi restò fino all’8 maggio, e, di nuovo, dal 26 giugno al 10 luglio, di ritorno da Napoli, . L’8 di luglio fu ricevuto da Clemente XIV che lo nominò cavaliere dello sperone d’oro perché “in suavissimo cymbali sonitu a prima adolescentia”.
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[1] Lo pagarono 1000 ducati d’oro di camera ai Salviati.
[2] ) Un epigramma così affermava: « Mais Azolin dans Rome – sut charmer ses ennemis. – Elle eût, sans ce grande homme – passé des tristes nuits ».
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